Dai monti al mare, itinerario on the road nella Grecia continentale

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Itinerario alla scoperta del Peloponneso, tra templi antichi, rovine archeologiche e scorci meravigliosi sul mare.

Terza parte del viaggio fatto nell’agosto del 2015 alla scoperta della Grecia. Dopo un paio di giorni in Tessaglia, alla scoperta dell’incanto delle Meteore (I monasteri delle Meteore, Grecia) siamo scese verso sud, in direzione Peloponneso. Una prima tappa per vedere il Tempio di Apollo e il Tempio di Atena, e poi giù fino all’antica Sparta, prima di concederci il meritato relax sulla piccola isola di Elafonisos (Elafonisos, una settimana di puro relax).

Il Tempio di Apollo e il Tempio di Atene Pronaia

Partendo da Kalambaka (la cittadina che abbiamo scelto come appoggio per la visita dei Monasteri delle Meteore) in 4 ore circa si arriva fino a Delfi, dove si trovano il Tempio di Apollo e il Tempio di Atena Pronaia, due tra i più belli della regione del Peloponneso.

Il Tempio di Apollo era un complesso religioso risalente al IV secolo a.C., famoso per il suo oracolo. Con il teatro e lo stadio è parte fondamentale di uno dei siti archeologici più importanti della Grecia ed è oggi patrimonio Unesco. Le antiche colonne che reggevano il tetto sono state erose da tempo mentre sull’architrave della struttura erano incise importanti massime come quella che caratterizzò l’intera vita del filosofo Socrate, “conosci te stesso”. All’interno del tempio bruciava la fiamma eterna.

Poco distante, dall’altra parte della strada, sorge il Tempio di Atena Pronaia (custode del tempio), un gruppo di edifici comprendente templi e tesori. Entrando si incontra subito un grande altare sul quale avvenivano i sacrifici alla dea e un tempio dorico a lei dedicato. Pochi passi più avanti si trova il monumento più famoso di Delfi, una Tholos, un elegante tempietto dorico dalla pianta rotonda, databile alla prima metà del IV sec a.C.; il tetto della struttura era originariamente sostenuto da venti colonne corinzie esterne, delle quali ne restano intere solamente tre; all’interno si trovavano invece dieci colonne corinzie. L’edificio era realizzato in marmo e calcare.

Il Monastero di Ossios Loukas

Se decidete di pernottare poi nelle vicinanze (come noi), o lungo la strada per il Peloponneso, una tappa interessante è quella al Monastero di Ossios Loukas. Sperso tra le montagne che segnano il confine tra Beozia e Focide e immerso in un paesaggio dove regnano incontrastati gli ulivi, è il più grande dei tre monasteri bizantini dello stesso periodo che sono giunti fino a noi, ma ha la particolarità di essere l’unicodedicato ad un singolo santo militare.

La profezia di San Loukas riguardo alla riconquista dell’isola di Creta è commemorata dall’immagine di Giosuè sul muro esterno della chiesa: Giosuè era considerato il prototipo dei guerrieri della fede, il cui aiuto era stato fondamentale nelle guerre combattute contro gli Arabi. E’ fondata la credenza che questo monastero fosse fra i più fastosamente decorati in tutto l’impero bizantino, con sculture, superfici in oro e argento, mosaici, dipinti, icone, candelieri, tendaggi di seta e ricchi paramenti sacri. Solo una piccola parte di tutto ciò si è conservata all’interno del complesso monasteriale, soprattutto superfici marmoree e vetrate a graticcio.

L’Argolide, nel cuore del Peloponneso

Con la tappa successiva si entra nella regione del Peloponneso, in particolare nell’Argolide; ci dirigiamo infatti verso Epidauro, luogo conosciuto principalmente per il suo santuario dedicato ad Asclepio (divinità salutare del pantheon greco, che guariva i fedeli che si recavano in pellegrinaggio durante le feste in suo onore) e per il suo teatro, ancora utilizzato al giorno d’oggi per accogliere rappresentazioni teatrali. Le guarigioni dei fedeli avvenivano in un edificio detto abaton (impenetrabile); prima di accedervi il pellegrino doveva aver compiuto le lustrazioni di purificazione necessarie.

Il tempio di Asclepio fu costruito nelle vicinanze dell’abaton; oggi si possono vedere le fondamenta e, nella cella a navata unica, la base sulla quale doveva ergersi la statua di culto. Il teatro è stato realizzato nel 350 a.C. ed è uno dei migliori al mondo: nessuno eguaglia la sua architettura, in termini di perfezione e armonia di proporzioni, ne’ la sua eccezionale acustica: l’orchestra è infatti avvolta per circa due terzi dalle gradinate del pubblico e questo fa sì che anche la voce più flebile arrivi fino ai posti più in alto, con un ingegnoso sistema di amplificazione.

Micene e Agamennone

Si prosegue poi per Micene, la cui fama era già grande quando Omero cantò le imprese della guerra di Troia ed Eschilo compose le sue tragedie. Centro politico tra i più potenti del mondo allora conosciuto e artistico di primo livello, fu fondata – secondo la mitologia greca – da Perseo e il suo nome deriva dalla parola fungo (la forma del cappuccio della guaina della sua spada). La maggior parte delle rovine attualmente visitabili risalgono all’età del bronzo durante la quale la città assunse un’importanza rilevante; la civiltà micenea (i Micenei erano noti anche con il nome di Achei), probabilmente proveniente dalla parte nord-orientale dei Balcani, dominò su buona parte della Grecia tra il 2000 e il 1200 a.C. e la città nel momento di maggiore splendore aveva circa 30.000 abitanti sparsi su un’area di 32 ettari.

Successivamente, la Grecia fu attraversata da una fortissima crisi nota come collasso dell’età del bronzo che provocò la distruzione della maggior parte delle città (inclusa Micene, che subì almeno un importante incendio) e una drastica diminuzione della popolazione e della ricchezza. Gli scavi archeologici per la riscoperta di Micene furono avviati nel 1841, con la scoperta della porta dei Leoni. Successivamente furono scoperte le tombe di alcuni re di Micene, insieme ai corredi funebri come la maschera di Agamennone. La città aveva una acropoli di forma triangolare, sulla quale sono rinvenibili la tomba di Agamennone e il palazzo reale, e si pensa possa corrispondere alla città di Troia decantata da Omero.

Napflio, la gemma del Peloponneso

Una pausa per la notte può essere fatta (come abbiamo fatto noi) a Napflio. Il nome della città, che ha avuto diverse declinazioni nel corso degli anni, deriva dal mitologico personaggio di Nauplio, uno dei figli di Poseidone e Amimone. Alle atmosfere veneziane di suggestive piazze, guardate da chiese e palazzi di misurata eleganza, corrispondono le tracce lasciate dalla lunga dominazione turca, riconoscibili in moschee, minareti, fontane e cupole di sapore orientale. La città fu un feudo franco (a quell’epoca risalgono il castello e la chiesa dei Franchi), successivamente fu un dominio veneziana; a quest’epoca risale il Castel del Mar, un fortino sull’isola di fronte alla città destinato alla difesa dell’ingresso del porto, la chiesa di San Spiridione, il bastione Grimani, la Porta di Terra, la fortezza di Palamidi e molte altre opere militari.

Le rovine di Sparta

Ultima tappa di questo racconto è Mistra, il sito archeologico, patrimonio dell’Umanità, di una città in rovina situato in Laconia a ovest di Sparta. Si tratta di una città fortificata con chiese bizantine, palazzi e fortezze nonché il luogo in cui la cultura bizantina raggiunse uno dei punti di massimo splendore, nel XIV e XV secolo. La città cadde in rovina prima sotto il dominio turco, poi sotto diverse altre dominazioni; i lavori di recupero iniziarono solamente nel 1950 e sono tuttora in corso. La città si può dividere in due parti: il Kastro e la Città Alta, con la Chiesa di Agia Sofia, il Palazzo dei Despoti e la fortezza costruita dai Franche nel 1249, e la Città Bassa, con chiese bizantine e monasteri dagli affreschi ottimamente conservati e il Convento di Pantanassa, gestito dalle uniche abitanti di Mistra, delle monache.


Trovate tutte le foto dedicate al Peloponneso nel mio spazio Flickr dedicato.

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